LA LEGGE REGIONALE DEL 29/3/2013 VIETA LA CATENA come strumento di detenzione dei cani, ottenuta inseguito alla mobilitazione conseguente allo sciopero della fame dell’attivista ravennate Davide Battistini. Inoltre fissa dei parametri minimi per tutti quei proprietari che detengono cani all’interno di recinti. Ovvero prevede almeno 10 mq a disposizione (di cui almeno il 30% al coperto) a condizione che il cane abbia anche la possibilità di passare del tempo in almeno 150 metri quadrati di giardino recintato; e almeno 20 mq a disposizione qualora non sussista quest’ultima condizione
IN VISTA RICHIESTA CANCELLAZIONE ARTICOLO DI LEGGE. Le misure previste dalla legge, raccontano gli attivisti: "Sono state a nostro avviso giustamente equiparate a quelle già vigenti per i canili, dove si presuppone che per la concentrazione di animali ospitati queste siano atte a garantire il minimo soddisfacimento delle necessità etologiche di questi animali. E’ illogico che ora consiglieri del PD e del PdL tentino di eliminare questo articolo, legittimando un controsenso che permetterebbe a privati proprietari di cani di detenerli in condizioni peggiori rispetto a quelle che appunto i canili sono tenuti a rispettare”, afferma Francesco Ceccarelli, coordinatore delle attività di Essere Animali."
Dagli animalisti è stato dunque lanciato un appello per chiedere ai componenti dell’Assemblea Legislativa di non approvare l'emendamento. "E' assurdo - conclude Montuschi Simone, portavoce dell’associazione - che la prima regione in Italia ad aver adottato il divieto di detenzione dei cani alla catena poi non garantisca di conseguenza adeguati parametri per i box. Considerando che le esigenze dei cani così come di tutti gli altri animali vanno oltre le semplici necessità fisiologiche ma investono peculiarità fisiche, come il diritto al movimento, o psicologiche, come il poter socializzare, una vita trascorsa in un recinto è già inevitabilmente densa di privazioni. Inammissibile dunque che si voglia anche peggiorare questa situazione”.