lunedì 30 giugno 2014

Winkfield, favole per cani e gatti

gatti

 

Winkfield, favole per cani e gatti lette dai bambini delle scuole

Il progetto della Cranbourne Primary School inglese per aiutare gli animali
a rilassarsi in attesa dell’adozione. Il 5 luglio una giornata per raccogliere fondi
 
Leggere una storia agli animali in attesa di adozione, cani e gatti ospitati nella «Battersea Dogs&Cats home» nel Berkshire, Inghilterra: è un progetto «al contrario» quello avviato da una scuola elementare inglese , la Cranbourne Primary School di Winkfield, che ha coinvolto gli alunni in un percorso di avvicinamento al mondo degli animali.

A differenza dei progetti di «pet terapy» in cui sono gli animali ad aiutare i bambini a superare alcune difficoltà cognitive o comportamentali, in questo caso sono i bambini a leggere storie agli animali ospiti della struttura, aiutando cani e gatti a rilassarsi in attesa dell’adozione. I bimbi hanno circa sei anni e hanno a disposizione una collezione di libri, compresi quelli che raccontano storie di animali scritte da Jacqueline Wilson, scrittrice di libri per bambini e sostenitrice della Battersea Dogs & Cats Home. Sarà lei la «special guest», il 5 luglio, della giornata organizzata ogni anno dalla struttura e dedicata alla tutela e al sostegno degli animali. L’evento è alla sua undicesima edizione e ogni anno raccoglie fondi a sostegno della struttura che accoglie cani e gatti da tutto il Regno Unito. Dalla sua fondazione, Bettersea ha ospitato 3.1 milioni di animali e attualmente, divisi in tre centri, dà ospitalità a 400 cani e 250 gatti.

«Siamo grati ai bambini e allo staff della scuola - ha commentato Kaye Mughal, direttrice del Battersea Old Windsor’s centre - per aver raccolto fondi a sostegno dei nostri animali, aiutandoli anche a rilassarsi leggendo loro alcune storie. Per il centro, i bambini della scuola hanno raccolto anche oltre cento sterline.

http://www.lastampa.it/societa/lazampa

domenica 29 giugno 2014

Gorgona da isola-penitenziario a ‘laboratorio’ in difesa degli animali

foto di archivio
 
“Restituire persone migliori”, è scritto su un cartello che accoglie i visitatori di Gorgona, ultima isola-penitenziario italiana, la più piccola dell’Arcipelago toscano, tra le più verdi: pini, lecci, macchia mediterranea e pure una varietà autoctona di olivo, ‘Bianca di Gorgona’.
 
Un carcere dove si sta sopratutto fuori dalle celle – a uno o due posti, poche a tre -, lavorando in vigna o nell’orto, curando gli animali, producendo formaggi e miele, oltre a chi è addetto a manutenzione e cucina. Terra, piante e animali sono considerati i primi educatori per i detenuti – circa 70 attualmente – che, ricorda un’assistente capo della polizia penitenziaria (50 agenti sull’isola), arrivano su richiesta dopo aver scontato più della metà della pena. Hanno la possibilità, oltre a vivere in un contesto di ‘libertà’, di imparare un mestiere.
 
Se le statistiche parlano di una recidiva stimata intorno all’80% tra i detenuti che non lavorano, a Gorgona “si attesta sul 20%”, spiega Carlo Mazzerbo, tornato a dirigerla: ci ha passato 15 anni, dal 1989 al 2004, ci era già tornato, l’hanno nuovamente richiamato. Tante le iniziative sviluppate dagli anni ’90 – come l’impianto di una vigna che ora, con l’accordo firmato dal precedente direttore Giampiccolo, vede coinvolta l’azienda Frescobaldi e produce il bianco ‘Gorgona’ – che hanno fatto della colonia penale una sorta di ‘laboratorio’. L’isola oggi mostra i segni del tempo, i fondi hanno subito una fortissima riduzione ma si cerca di rilanciare progetti, con la collaborazione del mondo di fuori. Sempre con lo scopo di formare e fare assumere i reclusi. Dopo il vino potrebbe accadere ad esempio con attività legate all’accoglienza sull’isola, dove si potrebbero “riportare le scolaresche come in passato”, anche se il grande scoglio rimangono i collegamenti con la terraferma. Tre intanto sono stati assunti dalla General appalti che sta sostituendo il vecchio generatore elettrico e ripristinando il fotovoltaico. L’obiettivo, spiega Mazzerbo, è fare di Gorgona “un’isola dei diritti, dello Stato, dei detenuti e anche degli animali”, che, al pari degli uomini, aggiunge Marco Verdone, dal 1990 veterinario a Gorgona dove ha introdotto l’omeopatia, “devono avere una vita e una fine degna”. Per questo si punta a eliminare la macellazione, ai fini anche del percorso rieducativo. Intanto la ‘grazia’ l’hanno avuta Valentina, mucca di 13 anni, e Bruna, scrofa salva grazie ai bimbi di una scuola.
 
Scommessa esportabile Gorgona? Mazzerbo osserva che “a parte aprire le celle, come ha imposto l’Europa, si vuole dare un contenuto alle giornate detentive”. Ovvero “cambiare la prospettiva” di chi è dentro: non più subire il carcere, ma diventare parte attiva di un progetto, responsabilizzando i detenuti. Tra loro a Gorgona c’è Yang, cinese di Wenzou, che con l’aiuto dell’agronomo di Gorgona Francesco Presti, cura l’orto certificato biologico: spiega che da piccolo accompagnava il padre nelle risaie, ma è la prima volta che “lavora la terra, mi piace”. “Il giorno vola, altra cosa stare tra quattro mura, è sempre un carcere ma è ‘un’oasi’”, aggiunge Santo, italiano, ancora 6 anni da scontare, addetto alla vigna di cui non ha mai assaggiato il vino: gli alcolici sono vietati. Samir, Jorge e Yassine, nati in Bangladesh, Spagna e Marocco, stanno al caseificio e hanno imparato a fare i formaggi. Riccardo e Roberto curano gli animali, Benedetto lavora in cantina, si occupa delle api, realizza sculture: in carcere è da 26 anni, ne deve scontare altri 4: “Qui si riassapora la vita”. A Umberto, dentro dal 1996, mancano 18 mesi: lavora in vigna ma non sa cosa farà una volta fuori. Del suo vecchio carcere ricorda le urla e la tv sempre accese. L’isola è “altro” ed è contento quando ci sono visitatori, come in occasione della presentazione della nuova vendemmia del vino ‘Gorgona’: “Il mondo si accorge di noi, aspettiamo queste giornate per far vedere il carcere in modo diverso, che le persone si possono anche riscattare”.
Fonte: ANSA

venerdì 27 giugno 2014

Animali: Enpa, domani a Bruxelles manifestazione contro delfinari

(AGI) - Roma, 27 giu.- Manifestanti di tutti i paesi europei scenderanno in piazza domani, all'Atomium di Bruxelles, per chiedere la chiusura di tutti i delfinari presenti in Europa, uniti dal messaggio "non comprare un biglietto per la loro morte ma per la loro liberta'". "Attualmente, in 15 paesi europei ci sono 34 delfinari dove si esibiscono oltre 300 cetacei, soprattutto tursiopi ma anche orche, beluga e focene", dichiara in una nota Ilaria Ferri, direttore scientifico dell'Enpa che da oltre 23 anni conduce in Italia la battaglia contro la cattivita' dei cetacei e che partecipera' all'evento.
  "In queste strutture - ha proseguito Ferri - gli animali sono protagonisti di tristi spettacoli, con i quali si finisce per insegnare ai bambini che queste creature, private della loro dignita', sono pari ad oggetti. E dove e' inoltre consentito nuotare, toccare e fare foto con i delfini e porre in essere fantomatici progetti di pet therapy. Mentre in Italia e' vietato non solo entrare in contatto con questi animali ma anche nuotare con loro. Lo prevede il decreto 469/2001, che risulta essere continuamente disatteso.

Proprio per questo, di recente, l'Enpa ha nuovamente richiesto ai ministeri competenti (Ambiente, Salute, Politiche Agricole, Interni) e al Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato di considerare attentamente la documentazione contenuta nel dossier redatto dalla Protezione Animali e consegnato alle autorita' competenti". L'appuntamento a Bruxelles che unisce insieme centinaia di rappresentanti internazionali delle diverse associazioni coordinate da Ric O'Barry, gia' addestratore di "Flipper" e premio Oscar per "The Cove" nel 2010, come lo scorso anno intende promuovere la fine della schiavitu' dei cetacei costretti in cattivita'. Il Regolamento Europeo n.
  338/97 non consente che questi mammiferi marini siano sfruttati per fini commerciali. "Tuttavia, nei fatti, le strutture di cattivita' non effettuano alcuna ricerca, attivita' didattica, scientifica o educative o di ricerca ma solo intrattenimenti a scopi commerciali e di profitto. E' arrivato il momento di restituire dignita', rispetto e soprattutto liberta' a queste creature che appartengono al mare e che non devono pagare con la loro vita il perverso desiderio di chi vuole toccarli o nuotare con essi". (AGI) Red/mld .

mercoledì 25 giugno 2014

Gatti e Internet

Gatti e Internet: i piccoli felini spopolano in Rete!

Come vi avevamo anticipato nello scorso articolo “Tutte le app per prendersi cura dei nostri amici cani”, secondo l’Eurispes, in Italia, i possessori di animali domestici in età maggiorenne superano i 21 milioni e i padroni di gatti sono più di 7 milioni!
maruCausa forse della teoria per cui i padroni dei cani socializzano al parco, mentre quelli dei gatti lo fanno in Rete, negli ultimi anni Internet è stata letteralmente invasa da video, immagini e meme che hanno per protagonisti i gatti. Sono nate addirittura delle piccole celebrità, come il gatto Maru. Per chi non conoscesse questa piccola star felina, vi consigliamo di leggere l’articolo di The Vortex: “Gatto Maru, il felino star della rete” (qui il link: http://bit.ly/1lMcfvt).
 
Sfruttando l’amore e le simpatie che attirano i piccoli amici pelosi e la proverbiale rivalità tra cani e gatti, lo scorso anno compagnia di telecomunicazioni inglese O2 aveva lanciato la campagna “BeMoreDog”. Uno spot virale che aveva per protagonista un gatto, che improvvisamente decideva di essere… più cane! Per chi se la fosse persa, qui il link: “BeMoreDog la campagna virale di O2” (qui il link: http://bit.ly/1pwWxnV)
 
La scorsa settimana, vi abbiamo fornito un piccolo elenco delle app per i cani. Ma quali sono le app più adatte per i nostri amici gatti?

Poiché le foto di questi tempi la fanno da padrona, e i selfie sono la moda del momento, non potrete fare ameno di scaricare l’app: “Cat Selfie! (qui il link: http://bit.ly/UDWcpR). Stimolando i vostri gatti a toccare lo schermo attraverso stimoli visivi, gli animali si scatteranno da soli un sacco di bellissime fotografie!
 
Per intrattenere il micio e renderlo un piccolo (e inconsapevole) artista ecco a voi “Paint for Cats”: basta impostare la varietà cromatica preferita, poggiare il tablet sul tappeto e… lasciare che il gatto esprima la sua arte grazie alle impronte che lascierà sullo schermo mentre tenta di catturare il topolino virtuale. Dei veri e propri capolavori da incorniciare!
 
E per i gatti dal talento musicale? “Cat Piano” è l’app che fa per voi! Una tastiera che al posto delle solite note… emette miagolii!

Insomma, dal mondo digitale non c’è che l’imbarazzo della scelta per quello che pare essere l’animale più amato dal Web!

martedì 24 giugno 2014

Carne di cane, festival choc in Cina

Carne di cane, festival choc in Cina

Nonostante la rabbia degli animalisti, uccisi circa 200 esemplari


 Non sono bastate le proteste delle associazioni animaliste a fermare lo svolgimento del festival della carne di cane che si è tenuto ieri a Yulin, nella provincia autonoma cinese del Guangxi. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Durante il festival, che si tiene ogni anno in questo periodo, normalmente vengono uccisi circa 2000 cani per le loro carni. Al mattino i venditori riuniscono i cani in gabbie e li trasportano al mercato per la vendita.

"Quest'anno - ha raccontato un agricoltore del distretto di Fumian - ho portato tre cani che erano stati allevati dalla mia famiglia". Ma quest'anno c'è chi ha acquistato cani non per mangiarli.  "Abbiamo comprato oltre 200 cani - ha raccontato una donna di nome Wang - non possiamo fermare il festival ma almeno cerchiamo di salvare quanti più cani possiamo, comprandoli". Wang ed altri come lei hanno speso circa 500 yuan (60 euro) per ogni cane.

Intanto venerdì, prima dell'inizio del festival, 17 ristoranti locali hanno smesso di servire carne di cane tra i loro piatti, ma altri 48 hanno ancora la carne di cane nei loro menu.  Nelle settimane precedenti il festival numerose associazioni animaliste hanno cercato di impedire lo svolgimento dell'evento, senza successo. Tuttavia secondo i dati, il consumo di carne di cane nella zona è diminuito di almeno due terzi. Il governo di Yulin ha fatto sapere di non aver sponsorizzato quest'anno il festival.

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/cronaca.shtml

lunedì 23 giugno 2014

Giù le mani dai nostri animali

"Giù le mani dai nostri animali Equitalia fermi i pignoramenti"

L'ex ministro Brambilla capeggia la rivolta contro chi vorrebbe equiparare cani e gatti a "beni" sequestrabili in caso di contenziosi
 
gatti
 
Non molto tempo addietro, durante un talk show politico, ricordo che erano stati invitati degli Ufficiali Giudiziari per chiarire i poteri di Equitalia e delle sue frequenti «entrate a gamba tesa» verso i debitori (spesso presunti) nei confronti dello stato.
 
Alla domanda specifica sulla possibilità di pignoramento per gli animali, l'invitato chiariva che, non solo quelli da reddito, ma anche «cani, gatti e canarini», compresi dunque quelli d'affezione, erano potenzialmente e legalmente pignorabili.
Immagino che milioni di persone all'ascolto siano trasalite nel sentire queste parole, prova ne sia che, il giorno dopo sui social network, si riversavano migliaia di messaggi provenienti non solo dagli ambienti animalisti, ma anche dal semplice cittadino che possedeva Fido, Silvestro o Titti, considerati bersagli per le vendette dei creditori statali.
Se ci fosse ancora qualche dubbio vedo di chiarirlo. Gli animali, vivi o morti, da reddito o d'affezione, sono considerati un «bene» e non gli è concessa alcuna tutela in quanto esseri dotati di sentimenti. Si pensi solo che in caso di maltrattamento, il reato che viene individuato dalla legge è quello in funzione del «sentimento per gli animali» e non «degli animali stessi». In altri termini, l'oggetto da tutelare è il sentimento dell'uomo che può essere scosso da un eventuale maltrattamento nei confronti del proprio animale. Del dolore psichico e fisico provato dall'animale stesso alla legge nulla cale.
In realtà va detto che il pignoramento degli animali d'affezione risulta poco applicabile e del tutto eccezionale, anche se possibile. Ne fa fede l'episodio, avvenuto non molto tempo fa, di cuccioli di cane sequestrati e messi all'asta dalla Guardia di Finanza. La legge dichiara pignorabili i beni cui si può attribuire un preciso valore economico e questo è certamente agevole per due vacche da latte, ma decisamente ostico per due gatti che hanno un valore squisitamente affettivo. Del resto la stessa legge, per evitare che il pignoramento possa trasformarsi in una sorta di ritorsione psicologica verso il debitore e per salvaguardarne la dignità, esclude il pignoramento di alcuni beni, quali oggetti di culto, fedi nuziali, letti, decorazioni al valore, armadi, vestiti, frigo e lavatrice ecc. Difficile dunque che il pignoramento, nei confronti di animali d'affezione, venga effettuato, ma obbiettivamente possibile, in quanto considerati dei «beni».
La battaglia per rendere anche questi «beni» non pignorabili è capitanata da Michela Vittoria Brambilla ex ministro del turismo e considerata universalmente e trasversalmente una «pasionaria» dalla parte del benessere animale. L'onorevole di Forza Italia, scende ancora una volta sul campo con una delle tante proposte di legge di segno animalista che la deputata ha presentato dall'inizio della legislatura.
«Ormai - spiega la Brambilla - si è affermata una nuova sensibilità collettiva. Gli animali domestici sono considerati alla stregua di veri e propri componenti della famiglia. Le loro esigenze vanno rispettate. Purtroppo, però, negli ultimi anni, in più di una vertenza giudiziaria, molti animali domestici sono stati pignorati e messi all'asta e sono finiti nelle mani di chiunque, esattamente come succede per auto e mobili o per qualunque altro oggetto superfluo».
La Brambilla si appella alla Convenzione di Strasburgo e al Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea che considera gli animali domestici esseri senzienti e come tali meritevoli di tutela Da qui la proposta di aggiungere al codice civile l'articolo 2911 bis, che mette al riparo tutti gli animali dal pignoramento e dall'asta giudiziaria.

domenica 22 giugno 2014

Lega per la difesa del Cane

Ventimiglia: cani con orecchie tagliate e code mozzate, la denuncia della Lega per la difesa del Cane

assicurazione cane

"Affinché giustizia sia fatta, questo maltrattamento è e sarà motivo di particolari indagini della nostra Associazione e delle Guardie Zoofile di nomina della Prefettura di Imperia".

"Abbiamo notato che circolano cani di grossa taglia, con orecchie tagliate e code mozzate. Non siamo riusciti a risalire con precisione al luogo di provenienza, però alcune vaghe informazioni ricevute ci fanno pensare che il malfatto si svolge nella zona Intemelia". Ad intervenire sull'argomento sono i responsabili della Lega per la difesa del Cane di Ventimiglia che continuano: "Teniamo a precisare che l'Italia con la Legge 201/2010, ha ratificato l'articolo 10 della Convenzione Europea per la protezione degli animali di compagnia. Tale ratifica si aggiunge all'Ordinanza Ministeriale del 2009 con la quale si precisa, che sia il proprietario del cane, il Veterinario che ha proceduto al taglio delle orecchie o della coda del cane, sia l'allevatore, sono punibili con la reclusione da 3 a 18 mesi ed una multa da un minimo di 5.000 a 30.000 €.
Pertanto precisiamo che in modo assoluto, oggi non esistono più bisturi o forbici per giustificare 'cani speciali', siano essi da esposizione o da caccia. Questo maltrattamento è e sarà motivo di particolari indagini della nostra Associazione, delle Guardie Zoofile di nomina della Prefettura di Imperia e contemporaneamente la Lega del Cane invita tutte le Forze dell'Ordine a vigilare ed indagare per scoprire i responsabili dei tali crimini, affinché giustizia sia fatta. Tale invito è rivolto anche ai singoli Cittadini, che fossero in possesso di notizie, riguardanti persone, Veterinari, Allevatori, che procedono al taglio della coda e delle orecchie; chi avesse notizie di tali crimini è invitato a darne notizia alla Lega per la Difesa del Cane".

http://www.sanremonews.it/

sabato 21 giugno 2014

A Castel de Britti c’è un killer di animali

Allarme fra i proprietari di cani e gatti: "A Castel de Britti c’è un killer di animali"



Bologna, 21 giugno 2014 - «PER DUE VOLTE consecutive hanno cercato di avvelenare i miei cani. Si tratta di episodi accaduti nell’arco di due anni e sempre nel mese di luglio. L’estate è arrivata e temo che possa riaccadere». A parlare è una residente della piccola frazione di Castel de Britti che non usa mezzi termini per spiegare ciò che è si è verificato qualche tempo fa a ridosso dei colli: «C’è qualcuno che si diverte in questo modo, senza pietà. Una volta hanno gettato delle spugne intrise di olio nel mio giardino. La seconda volta, invece, credo che qualcuno sia proprio entrato per lasciare dei bocconi di prosciutto con dentro del topicida – incalza -. Ne bastano pochi milligrammi per uccidere un cane di 40 chili e tra le siepi ne ho trovato forse un etto. E’ assurdo, ed è incredibile che ci siano persone che si divertano a fare questo. La nostra è una piccola frazione immersa nel verde ed è sempre stata molto tranquilla. Da qualche anno però, le cose son cambiate. Sembra che non si possano tenere cani. So che qualche strano episodio è successo anche con i gatti, due in particolare possono essere considerati anomali».

E’ un riferimento particolare a quanto accaduto mesi fa a una giovane donna a cui, probabilmente, qualcuno ha dato fuoco al gatto: «Dovevo già cambiare casa ma questo episodio ha scosso me e tutta la famiglia – racconta la proprietaria del povero animale -. Un giorno il gatto non tornava e dopo varie ricerche lo abbiamo trovato bruciato. Non crediamo che sia stato un incidente perché in due anni svariati felini sono scomparsi o sono trovati morti nei dintorni. Abbiamo subito sporto denuncia contro ignoti perché è impossibile che qualcuno si diverta compiendo azioni orribili. Ora è un po’ che non ho notizie di animali spariti o tentativi di avvelenamento ma sono cose successe cose strane e sempre nei mesi caldi, e il periodo è questo. Anche se è passato del tempo spero che le forze dell’ordine trovino i responsabili».

Poco dopo Natale, il Carlino aveva già raccontato uno strano episodio ai danni di un animale a quattro zampe ma in un’altra zonam di San Lazzaro: qualcuno, infatti, aveva sparato una decina di pallini di piombo contro un gatto, a poche centinaia di metri da piazza Bracci. Anche in questo caso è stata esposta regolare denuncia contro ignoti.

http://qn.quotidiano.net/

venerdì 20 giugno 2014

Usa, mai più piercing e chirurgia plastica sugli animali

Usa, mai più piercing e chirurgia plastica sugli animali: lo Stato di New York approva la legge

NEW YORK – Nell’atmosfera politica politica ideologica e polarizzata dei nostri giorni capita rarissimamente che democratici e repubblicani votino d’accordo su una legge. Eppure l’amore per gli animali ha fatto questo miracolo: nello Stato di New York è stata approvata all’unanimità una legge che vieterà di fare tatuaggi o piercing sul corpo degli animali. Il governatore Andrew Cuomo ha promesso di firmarla non appena giungerà sulla sua scrivania.
 
La legge è stata co-sponsorizzata da una deputata repubblicana e una democratica. La repubblicana Nicole Malliotakis, proprietaria di un piccolo chihuahua, è rimasta indignata quando ha visto un documentario – Pet Crazy – in cui si raccontavano vari interventi chirurgici che i padroni fanno sui propri compagni, incluso interventi di plastica a scopo estetico, o inserimento di anelli, catenine, e borchie varie per dar loro un’aria “metallara”.

La collega democratica, Linda Rosenthal, è stata sensibilizzata dopo aver letto che una donna in Pennsylvania vendeva su internet gattini “gotici”, cioé con vari piercing nelle orecchie e lungo la spina dorsale. Non solo: la signora ha letto che alcuni padroni di cani impongono ai loro fedeli compagni anche dei tatuaggi, spesso elaborati e costosi. Le due deputate hanno compiuto ricerche e hanno scoperto che queste pratiche sono “ovunque”: «Cani e gatti tatuati, con piercing in ogni parte del corpo, sono sempre più comuni» hanno denunciato.

La signora Rosenthal, che è proprietaria di due gatti, ha dunque sposato la causa della collega repubblicana e insieme le due hanno proposto una legge che è stata votata sia dalla Camera che dal Senato e quindi è pronta ora per la firma del governatore. Chi violerà questa legge rischia mille dollari di multa e fino a un anno di carcere. Il tatuaggio rimane permesso solo per identificare un animale, e restituirlo al proprietario in caso di smarrimento.

«Quando noi adottiamo degli animali e li portiamo nelle nostre case – ha commentato la deputata Rosenthal -, essi diventano totalmente dipendenti da noi. Imporre loro procedure dolorose vuol dire tradire la loro fiducia. Il dolore per il piercing o il tatuaggio è qualcosa che un animale non capisce e non riesce a contestualizzare. Viene imposto ai nostri compagni al solo scopo di soddisfare una predilezione estetica del padrone».
 

mercoledì 18 giugno 2014

Animali smarriti e ritrovati: l’aiuto arriva da Facebook

Animali smarriti e ritrovati: l’aiuto arriva da Facebook

                Gazzetta di Reggio

Il gruppo reggiano per gli appelli è un fondamentale punto di riferimento. La fondatrice: «Grazie a segnalazioni tempestive arrivano anche i lieto fine»

Cani e gatti smarriti, cani e gatti ritrovati. E’ questo il tema del gruppo nato su Facebook quattro anni fa e che ha saputo diventare un prezioso punto di riferimento per i reggiani.

Stiamo parlando di “Animali perduti - La catena reggiana di Facebook”. Quando venne creato, nel 2010 da Andrea Palicelli che aveva smarrito il suo cane e aveva pensato che potesse essere un modo utile per cercare di ritrovarlo, sembrò da subito un’idea che poteva funzionare: capace di sfruttare una delle grandi doti del social network, quale quella di sapere raggiungere un gran numero di persone in pochissimo tempo e di saperle localizzare geograficamente.

Oggi, c’è la conferma del successo di questo strumento, che conta ormai qualcosa come oltre 2mila membri, ma che resta un comunque un gruppo aperto e visibile a tutti. E dove tanti fanno confluire le proprie richieste di aiuto per gli animali smarriti e dove tanti sanno dare informazioni. Molto spesso arriva il lieto fine.

«A gestirlo siamo io, Andrea Pelicelli e Morena Colli – spiega Dalila Reggiani – ma ci sono un sacco di volontari dei canili ed esperti che danno il loro contributo e i loro consigli. Una mano preziosa che fa sì che questo sia un po’ il gruppo di tutti e che molto spesso grazie agli appelli pubblicati in tempo reale si arrivi alla soluzione di molti casi».

Negli ultimi giorni, a riempire la bacheca sono le richieste di aiuto per molti gatti smarriti: come Mini perso a Reggio il 31 maggio, Kika da Due Maestà, la bellissima micia siberiana Siska da Cavazzoli e Alice da Cavriago. «Fondamentale è che in tempo reale si comunichino gli avvistamenti, precisi per zona. Aiuta ad arrivare agli animali prima che si allontanino troppo» conclude. E qualche buona notizia, scorrendo la bacheca, la si trova.

Per visitare il gruppo ditigare su Facebbok: animali perduti la catena reggiana.

martedì 17 giugno 2014

Perché i gatti annusano le scarpe?

È ufficiale: i gatti sono misteriosi. Alla rubrica Weird & Wild di nationalgeographic.com arrivano fiumi di domande sul loro comportamento, segno che nemmeno i loro padroni riescono a comprenderli bene. Ecco alcune risposte.

Perché a tutti i miei gatti piace annusare le mie scarpe puzzolenti? Sembra che non ne abbiano mai abbastanza!
Anne Deason Spencer, via Facebook

In natura, gli odori sono messaggi: in generale, "gli animali tendono a essere attratti dalle superfici che emanano odori decisi", dice Carlo Siracusa, veterinario del Penn Vet’s Ryan Hospital di Philadelphia. La puzza delle scarpe "contiene" di solito anche altri odori, tra cui anche feromoni emessi da altri gatti o altri animali. "Quando un gatto si struscia contro le scarpe, probabilmente vuole 'riscrivere' il messaggio, aggiungendo la sua firma. Forse vuole anche scambiarsi segnali con il proprietario, che è membro del suo stesso gruppo sociale.


Un gatto infetto da FIV (il virus dell'immunodeficienza felina)
può vivere felicemente e in salute con uno che non ne è affetto?  - Lisa Reddy, via Facebook

Julie Callahan Clark, anche lei veterinario al Penn Vet, risponde che dipende dal rapporto che c'è tra i gatti. Fuori dal corpo il virus muore presto: si trasmette soprattutto attraverso il morso. Se gli animali condividono la scodella dell'acqua, e anche se si puliscono a vicenda, non ci sono problemi. "Quindi, se i gatti si conoscono e non hanno tendenze aggressive l'uno verso l'altro, possono convivere serenamente", commenta Clark. A meno che non combattano ferocemente tra loro, "la trasmissione del FIV tra i gatti della stessa casa è considerata infrequente".

Se faccio tagliare le unghie al mio gatto, smetterà di graffiare mobili e tappezzerie di casa? Mio marito sostiene che quando gliele tagli loro cercano ancora di più di affilarsele  —Ellen Sherman Jewel, via Facebook

“Quando il gatto 'si fa le unghie'", dice Siracusa, "il suo comportamento assolve diverse funzioni: non solo affilarsi gli artigli perché restino funzionali, ma anche comunicare con gli altri gatti". Barbara Sherman, del North Carolina State’s College of Veterinary Medicine di Raleigh, aggiunge che anche i gatti "deartigliati" continuano a graffiare, forse per stiracchiarsi e allenare le zampe. "Di solito lo fanno dopo un pisolino, quindi è meglio mettere un grattatoio vicino al posto dove dormono".

Sherman consiglia ai proprietari di gatti di farsi spiegare da un veterinario come tagliar loro le unghie, e poi farlo in casa con l'aiuto di qualche "regalino" per farli stare buoni. In questo modo si possono evitare danni senza ricorrere al deartigliamento, una procedura chirurgica molto diffusa negli Stati Uniti che però non procura alcun beneficio medico agli animali, come conferma la Humane Society of the United States.

Come posso impedire a uno dei miei gatti di farsi le unghie sulla porta e all'altro di fare pipì nella vasca da bagno, nel lavandino e sui tappeti? —Melissa Dempster-Daly, via Facebook

Sherman sorride: "evidentemente il gatto ha fatto una scelta personale": c'è qualcosa che gli piace nella superficie che ha deciso di graffiare. Per salvare la porta, bisogna dare al gatto un'alternativa, come un grattatoio che gli piaccia (forse ci vorrà più di un tentativo). Solo dopo che avrà cominciato a usarlo, si potrà coprire la superficie da proteggere con un foglio adesivo bifacciale o un'altro materiale simile che scoraggi il gatto.

"Dobbiamo negoziare col gatto", sostiene la veterinaria; "fargli capire che non vogliamo che graffi in quel determinato punto ma che ugualmente possiamo dargli ciò di cui ha bisogno".

Quanto al gatto che urina fuori dalla sua cassetta, potrebbe avere un problema medico. Per fare i loro bisogni, i gatti preferiscono una superficie porosa e assorbente; ma se per loro urinare è doloroso, potrebbero associare quel dolore alla cassetta e decidere di "provare a farlo in un altro posto per vedere se fa meno male". Specie in questo caso, conclude Sherman, il gatto non dovrebbe essere punito: sta cercando di dire qualcosa, e noi dovremmo imparare ad ascoltarlo.

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2014/06/16/news/perch_i_gatti_annusano_le_scarpe_-2183592/

lunedì 16 giugno 2014

Come si dice «Ti voglio bene» nella lingua dei cani?

Il dog trainer Simone Dalla valle ci spiega come interpretare il linguaggio (del corpo) dei nostri amici a quattro zampe e in che modo possiamo «parlare»

I cani fanno il possibile per capirci. E noi facciamo lo stesso con loro? Nel suo nuovo libro, «Come parla il tuo cane» (TEA, 20 euro, in libreria dal 19 giugno), l'istruttore cinofilo Simone Dalla Valle spiega come «sintonizzarsi» sul loro linguaggio, basato, per forza di cose, sul corpo, più che suoi suoni.

Dalla Valle (nella foto con Sentinella) lavora come educatore cinofilo dal 2003 e, dal 2009, è conduttore e consulente della trasmissione televisiva «Missione cuccioli». Vive a Milano con i suoi tre cani, oltre a Sentinella, Shaka e Lucy.

Il cane che gli ha cambiato la vita (e il lavoro), Kaya, è morta di tumore due anni fa. A lei aveva dedicato il suo libro, sempre pubblicato per TEA, «Un cane per amico».

Qualche tempo fa lo avevamo incontrato e intervistato. Ecco, che cosa ci aveva raccontato.

Che caratteristiche deve avere un dog trainer?
«L'umiltà. Chiunque pensa di capire i cani, di sapere come comportarsi con loro. Ma molto spesso si tratta di miti e false credenze».

Come si capisce se tuo figlio è pronto ad avere un cucciolo?
«Intanto dovrebbe avere almeno 9, 10 anni. E l'età in cui si sviluppa la capacita di provare sensi di colpa e, quindi, di responsabilità».

La cosa più incredibile che è riuscito a far fare a un cane?
«Sentinella fa finta di morire se io faccio finta di sparargli. E sa camminare all'indietro. Ma i cani sono così intelligenti che ottenere questi risultati è meno difficile di quanto si pensi. La vera impresa, semmai, è che Sentinella, un incrocio di pitbull che ha vissuto in canile fino a 5 anni, oggi possa stare tranquillamente seduto al suo fianco».

Gli parla in inglese. Perché?
«Inglese, italiano, calabrese... Il vero linguaggio canino è quello del corpo. L'importante è associare una parola sempre allo stesso stesso gesto e alla stessa situazione. Ho avuto clienti che leggevano al cane il giornale convinti che potessero capire. Be', non credo proprio sia possibile».

Premi o punizioni?
«Purtroppo c'è gente che per convincere l'animale a sedersi gli schiaccia il sedere per terra o cose del genere. I cani si premiano con il cibo, e si puniscono come i bambini. La differenza è che invece di vietargli la Tv per un pomeriggio, al cane tolgo la palla. Io non sono il padrone e neppure il capo, semmai un punto di riferimento, un amico».

In vacanza con loro o senza?
«Ho la fortuna di potermi alternare con un collega: lui viene da me quando io sono via e viceversa. Ricordiamoci che quelle che noi chiamiamo “pensioni per cani”, per loro sono l'equivalente di un canile».

Il maltrattamento peggiore?
«La mancanza di regole che permette a chiunque di poter fare quello che gli pare: far accoppiare il proprio cane senza nessuna preparazione specifica, trattarlo come una bambola, tenendolo perennemente in braccio e tutto agghindato. Se per guidare l'auto hai bisogno della patente, anche per avere un cane bisognerebbe prima superare un esame».

 

domenica 15 giugno 2014

Roma, animalisti protestano in Campidoglio

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Roma, animalisti protestano in Campidoglio contro la chiusura dei canili comunali

Diverse sigle di animalisti stanno manifestando presso il Campidoglio contro la decisione dell'amministrazione capitolina di chiudere i canili e i gattili comunali oggi non a norma. I manifestanti, alcune centinaia, hanno raggiunto i lavoratori della Roma Multiservizi, anch'essi in piazza per opporsi all'appalto di parte degli incarichi dell'azienda a un'altra ditta.

sabato 14 giugno 2014

Cani nei rifugi alpini? Il vademecum del Cai

Cane accompagna il padrone in un'escursione in montagna (Photo ÖW/Christian Lendl courtesy of Flickr)

MILANO — Il Regolamento Generale Rifugi del Club Alpino Italiano vieta di introdurre qualsiasi animale nei rifugi, nella legge italiana non esiste però alcun divieto di far entrare i cani nei pubblici esercizi. Come risolvere la questione? Il Cai ha deciso di stilare alcune semplici regole in un piccolo vademecum per tutti, in particolare per i gestori delle strutture d’alta quota e i proprietari degli amici a quattro zampe.

Nel Regolamento Generale Rifugi del Club Alpino Italiano si legge che “[...]non si possono introdurre animali nei rifugi, salvo diverse disposizioni concordate tra Sezioni e Gestore. Resta comunque il divieto assoluto di accesso agli animali nei locali adibiti a pernottamento.” Per la legge italiana non esiste alcun divieto di far entrare i cani nei pubblici esercizi, con l’obbligo di condurli con guinzaglio e museruola. Tuttavia, il divieto d’accesso entra in vigore per tutti quei luoghi in cui vengono preparati o conservati alimenti.

Ai sensi di tale normativa gli animali possono accedere a qualunque luogo pubblico o esercizio pubblico, salvo che non venga segnalato il divieto con apposito cartello cui deve corrispondere un apposito certificato amministrativo rilasciato all’esercente dal Comune. Ciascun Comune ha comunque facoltà di manare a livello locale ordinanze sindacali o regolamenti ad hoc più o meno restrittivi.

Per risolvere la questione, il Cai ha stilato un piccolo vademecum in cui ha indicato le regole per il gestore del rifugio e per il proprietario del cane. Il gestore dovrà innanzitutto informarsi nel Comune ove è situata la struttura per verificare la presenza o meno di tali ordinanze restrittive riguardo l’accesso degli animali e inoltre concordare con la Sezione la posizione da tenere nei confronti dell’accesso degli animali.

Qualora sia concordato il divieto, il gestore dovrà comunicare e/o recepire apposito certificato amministrativo rilasciato dal Comune e apporre un cartello ove si specificano i riferimenti del diniego. Se invece gli animali sono ben accetti, non si apporrà alcun cartello di divieto o al massimo cartelli di benvenuto per gli amici a quattro zampe.

Al proprietario è ricordato che i cani sono condotti sotto la sua responsabilità e spetta a lui adottare gli accorgimenti necessari affinchè gli animali non sporchino o creino disturbo alcuno, con l’utilizzo, e necessario, di museruola e guinzaglio. Inoltre si consiglia di informarsi in precedenza presso il gestore del rifugio circa la possibilità di accesso alle strutture da parte degli amici a quattro zampe.

http://www.montagna.tv/cms/61765/cani-nei-rifugi-alpini-cai-stila-un-vademecum

giovedì 12 giugno 2014

Croccantini per cani e gatti tossici negli Usa. Nestlé Purina patteggia

Una class action contro Nestlé Purina PetCare Co. che è valsa 6,5 milioni dollari. La multinazionale ha raggiunto un accordo con i proprietari di cani i cui animali domestici sarebbero stati uccisi dai croccantini Waggin' Train e Canyon Creek Ranch contaminati e tossici. Entrambe le parti hanno voluto evitare una battaglia legale lunga e costosa.
 
Tutto questo è accaduto negli Stati Uniti, dove il risultato, per il quale si attende l'approvazione di un giudice federale, crea di fatto un importante precedente: ogni proprietario di animali da compagnia convinto di aver subito danni dai prodotti di fabbricazione cinese potrà essere rimborsato non solo per il cibo acquistato, ma anche per tutte le spese veterinarie e post-morte sostenute.
L'importo disponibile per i proprietari sarebbe notevolmente inferiore a 6,5 milioni dollari. Dalla cifra, infatti, vanno dedotte le spese legali e amministrative e altri costi. Gli studi legali che rappresentano i querelanti chiederanno al giudice di approvare un tetto massimo di 2,15 milioni per le spese legali.
 
L'accordo sembra essere l'ultimo capitolo di una saga durata sette anni sul pet food che ha scatenato una vera e propria epidemia oltre Oceano, le cui cause restano ancora misteriose, nonostante i test e le analisi. La Food and Drug Administration ha segnalato a metà maggio che 5.600 cani e 24 gatti sono stati male dopo aver mangiato i prodotti incriminati, molti dei quali made in China. Si va da disturbi gastrointestinali a quelli renali. Più di 1.000 cani sono morti.
WagginTrain-CanyonCreek-600
Dopo anni di indagini e attività di laboratorio, infatti, la FDA è stata in grado di collegare definitivamente i croccantini con malattie o morti degli animali. Le catene di prodotti per animali domestici nazionali Petco e PetSmart hanno annunciato che avrebbero smesso di vendere pet food cinese dal 1 gennaio 2015. Fino a quella data, però, i cibi rimaranno sugli scaffali dei negozi. Intanto Nestlè Purina PetCare e la sua controllata Waggin' Train hanno patteggiato, senza ammettere, tuttavia, alcuna responsabilità.
Occhio dunque a cioò che acquistiamo per i nostri amici pelosi: leggiamo sempre le etichette e la provenienza del cibo, cercando di scegliere marche cruelty-free.

mercoledì 11 giugno 2014

“Picchiare gli animali”, chiusa la pagina Facebook che inneggiava alla violenza

CANE PICCHIARE GLI ANIMALI PAGINA FACEBOOK CHIUSA
 
“Picchiare gli animali”, chiusa la pagina Facebook che inneggiava alla violenza
 
Contava oltre 3mila fan su Facebook. Difficile da credersi, esiste chi della violenza sugli animali ne fa un vanto, creando pagine ad hoc sui social network o cliccando “mi piace” per condividere la propria indegna pratica.
 
La pagina “Picchiamo gli animali”, oggetto di denuncia negli ultimi giorni da parte di numerosi utenti del web che hanno contribuito con le loro segnalazioni a rintracciarne i responsabili, recava al suo interno quanto di più inimmaginabile per tutti gli amanti degli animali, ma anche solo per chi nutre un senso di umanità: foto di animali maltrattati e guide alla violenza sui nostri amici a quattro zampe, per citare alcuni dei contenuti.
 
Negli ultimi giorni, numerose pagine antagoniste sono state aperte su facebook per chiedere l’immediata chiusura di “Picchiamo gli animali”. Un richiamo di massa alle armi del web che ha finalmente ottenuto il risultato sperato: la pagina in questione è stata chiusa, come afferma l’Associazione Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente Aidaa.
 
Tempestivo l’intervento dell’Interpol e della polizia postale che, a seguito di una denuncia, si sono attivate per la rimozione della pagina facebook. Sul web, intanto, monta la protesta per il mancato intervento immediato da parte dello stesso social network, che rispondendo alle segnalazioni dei suoi utenti, ha in un primo momento ritenuto “Picchiamo gli animali” rispettoso degli standard della comunità.