lunedì 16 giugno 2014

Come si dice «Ti voglio bene» nella lingua dei cani?

Il dog trainer Simone Dalla valle ci spiega come interpretare il linguaggio (del corpo) dei nostri amici a quattro zampe e in che modo possiamo «parlare»

I cani fanno il possibile per capirci. E noi facciamo lo stesso con loro? Nel suo nuovo libro, «Come parla il tuo cane» (TEA, 20 euro, in libreria dal 19 giugno), l'istruttore cinofilo Simone Dalla Valle spiega come «sintonizzarsi» sul loro linguaggio, basato, per forza di cose, sul corpo, più che suoi suoni.

Dalla Valle (nella foto con Sentinella) lavora come educatore cinofilo dal 2003 e, dal 2009, è conduttore e consulente della trasmissione televisiva «Missione cuccioli». Vive a Milano con i suoi tre cani, oltre a Sentinella, Shaka e Lucy.

Il cane che gli ha cambiato la vita (e il lavoro), Kaya, è morta di tumore due anni fa. A lei aveva dedicato il suo libro, sempre pubblicato per TEA, «Un cane per amico».

Qualche tempo fa lo avevamo incontrato e intervistato. Ecco, che cosa ci aveva raccontato.

Che caratteristiche deve avere un dog trainer?
«L'umiltà. Chiunque pensa di capire i cani, di sapere come comportarsi con loro. Ma molto spesso si tratta di miti e false credenze».

Come si capisce se tuo figlio è pronto ad avere un cucciolo?
«Intanto dovrebbe avere almeno 9, 10 anni. E l'età in cui si sviluppa la capacita di provare sensi di colpa e, quindi, di responsabilità».

La cosa più incredibile che è riuscito a far fare a un cane?
«Sentinella fa finta di morire se io faccio finta di sparargli. E sa camminare all'indietro. Ma i cani sono così intelligenti che ottenere questi risultati è meno difficile di quanto si pensi. La vera impresa, semmai, è che Sentinella, un incrocio di pitbull che ha vissuto in canile fino a 5 anni, oggi possa stare tranquillamente seduto al suo fianco».

Gli parla in inglese. Perché?
«Inglese, italiano, calabrese... Il vero linguaggio canino è quello del corpo. L'importante è associare una parola sempre allo stesso stesso gesto e alla stessa situazione. Ho avuto clienti che leggevano al cane il giornale convinti che potessero capire. Be', non credo proprio sia possibile».

Premi o punizioni?
«Purtroppo c'è gente che per convincere l'animale a sedersi gli schiaccia il sedere per terra o cose del genere. I cani si premiano con il cibo, e si puniscono come i bambini. La differenza è che invece di vietargli la Tv per un pomeriggio, al cane tolgo la palla. Io non sono il padrone e neppure il capo, semmai un punto di riferimento, un amico».

In vacanza con loro o senza?
«Ho la fortuna di potermi alternare con un collega: lui viene da me quando io sono via e viceversa. Ricordiamoci che quelle che noi chiamiamo “pensioni per cani”, per loro sono l'equivalente di un canile».

Il maltrattamento peggiore?
«La mancanza di regole che permette a chiunque di poter fare quello che gli pare: far accoppiare il proprio cane senza nessuna preparazione specifica, trattarlo come una bambola, tenendolo perennemente in braccio e tutto agghindato. Se per guidare l'auto hai bisogno della patente, anche per avere un cane bisognerebbe prima superare un esame».