sabato 24 gennaio 2015

I gatti guardano i loro proprietari per cercarne l’approvazione e l’affetto

Un po’ come per i cani, anche i mici cercano l’emotività nello sguardo dei loro umani
 
I nostri amici gatti godono di una cattiva reputazione. Generalmente si pensa siano egoisti, approfittatori e un po’ falsi. Ora però uno studio condotto sui gatti e sui loro proprietari potrebbe sfatare questo mito, affermando che anche i mici cercano l’affetto e l’emotività nello sguardo dei loro umani. 
 
Quando i bambini vedono per la prima volta un oggetto sconosciuto guardano i loro genitori ricercando espressioni facciali e toni di voce che permettono loro di capire come reagire. E’ un fenomeno noto come riferimento sociale. Anche i cani lo fanno. Ma mai si era pensato che questo meccanismo fosse proprio anche dei gatti. E invece, un nuovo studio dell’Università di Milano sostiene proprio questo. 
 
L’esperimento  
In un articolo pubblicato sulla rivista “Animal Cognition”, Isabella Merola ha raccontato come lei e i suoi colleghi abbiano testato il riferimento sociale nei gatti, più o meno nello stesso modo in cui è stato testato nei cani. Ventiquattro gatti e i loro proprietari hanno partecipato a questo esperimento. Alcuni sono stati collocati in un gruppo positivo, altri in quello negativo. Uno alla volta, la coppia gatto-padrone entrava in una stanza contenente un ventilatore elettrico cui erano stati collegati dei nastri di plastica. Ad una estremità della stanza c’era uno schermo, con una videocamera, che serviva come barriera per i gatti e allo stesso tempo rappresentava l’unica via d’uscita dalla stanza (i gatti potevano vedere quello che c’era dietro lo schermo). 
 
«L’obiettivo era quello di capire se i gatti utilizzano le informazioni emotive fornite dai loro proprietari per reagire a situazioni ed oggetti sconosciuti», si spiega nell’articolo di Mnn.com. Mentre i gatti esploravano la stanza, ai proprietari è stato detto di guardare il ventilatore in modo il più possibile neutro. Solo successivamente è stato loro chiesto di reagire in modo positivo o negativo. In entrambi i casi i proprietari alternavano lo sguardo fra il gatto e il ventilatore. 
 
Nel gruppo positivo i proprietari usavano espressioni dolci e un tono di voce calmo mentre si avvicinavano al ventilatore acceso. Nel gruppo negativo, invece, agivano con paura e distacco. La maggior parte dei gatti (il 79%) ha alternato lo sguardo fra il ventilatore e il proprietario durante la fase neutra. Una percentuale che si avvicina molto a quella dei cani nel medesimo esperimento. Inoltre, i gatti del gruppo negativo erano più propensi ad alternare lo sguardo fra il ventilatore e lo schermo (unica via d’uscita), mostrando segni di nervosismo e tendenza a scappare. «Anche se sono necessarie ulteriori ricerche per studiare quanto i gatti rispondano, ad esempio, alla nostra voce, alla nostra postura e alle nostre espressioni facciali – conclude la dottoressa Merola nella sua pubblicazione – è però chiaro che essi rispondono alle emozioni di noi umani, più di quanto ci aspettiamo».