venerdì 5 settembre 2014

Blind Cat Rescue, il santuario per gatti ciechi

Blind Cat Rescue, il santuario per gatti ciechi

 Negli Stati Uniti quasi tutti i gattili li sopprimono. Ma c'è un rifugio che invece li salva, e dove possono vivere felici per sempre

Abbey è una «gatta nonna»: se si calcolano i suoi 16 anni in termini umani, ne ha circa 84 e, come tutte le signore di una certa età, ha qualche acciacco. Nel suo caso, a essere colpiti sono stati gli occhi, che hanno perso completamente la vista. Nel 2012 i suoi proprietari, quelli con cui aveva passato tutta la vita, hanno deciso che non la volevano più e l'hanno abbandonata in un gattile del North Carolina, negli Stati Uniti. Lì, come in tanti altri stati americani, la legge dice che, se un animale è ferito, malato o cieco, può essere immediatamente soppresso. Fortunatamente per Abbey, i volontari hanno deciso di non farlo e di chiamare invece Blind Cat Rescue, una no profit che cura e accoglie i gatti ciechi e che ha salvato Abbey, facendole anche passare il trauma dell'abbandono che per mesi non l'ha fatta mangiare.

Blind Cat Rescue è stata fondata nel 2005 a Saint Pauls da Alana Miller. Lavorava in un rifugio locale, e si è resa conto che per molti mici non c'erano speranze: «La gente vuole il gatto perfetto, non uno cieco. E tanti gattili non hanno né i fondi né lo spazio per tenere quegli animali che nessuno adotta, e quindi ricorrono all'eutanasia». Alana decide di prendere un primo gatto senza vista, poi un secondo, poi un terzo. Al quarto, dice alla figlia: «Ok, ora facciamo sul serio». Grazie alle donazioni, è nato il primo edificio del Blind Cat Rescue, pieno di cucce, giochi e tiragraffi. Nel 2011, sempre grazie ai fondi raccolti, ne è stato creato un secondo, per un'altra categoria di gatti che nessuno vuole e che vengono soppressi: quelli positivi alla Felv e alla Fiv, rispettivamente la leucemia e l'Hiv feline.

Oggi il santuario ospita circa 90 gatti, che hanno fatto di Blind Cat Rescue la loro casa. Per sempre, perché le adozioni non sono permesse: «Questi gatti hanno vissuto in così tante case, in così tanti gattili, che è giusto che adesso si fermino. È giusto che per loro il viaggio finisca in un ambiente sicuro», spiega Alana. L'associazione fornisce loro tutte le cure mediche adeguate, oltre a cibo, giochi e un tetto sulla testa. Il lavoro è fatto tutto su base volontaria. Ogni gatto costa circa 228 dollari al mese, per questo sono sempre alla ricerca di sponsor che, al costo di 1 dollaro al giorno, adottino a distanza i mici. Che si possono sempre incontrare dal vivo, nelle giornate open house che vengono organizzate ogni mese.

Perché ai gatti piace avere qualcuno che li va a trovare, che li riempie di carezze e li fa giocare: sono in tutto e per tutto come gli animali «normali». Chi pensa che siano più tranquilli a causa della loro condizione si sbaglia. Si arrampicano ovunque e finiscono nei guai esattamente come gli altri: vibrisse, olfatto e udito li aiutano a muoversi in giro e a capire in fretta se qualche oggetto o mobile è stato spostato (vedere per credere lo streaming 24 ore su 24 dal Rescue). Molti di loro sono nati con una cecità congenita, altri lo sono diventati perché diabetici, ma la maggior parte, spiega Alana, lo sono per infezioni agli occhi mai curate.

Come quella di Gina, salvata in extremis da un gattile di New York nel 2011. È stata avvistata su una pagina Facebook che segnala gli animali nel «braccio della morte», quelli che verranno soppressi nel giro di un giorno. Gina deve la sua vita a due volontari che non hanno esitato a mettersi in macchina e a guidare per chilometri pur di portarla al Blind Cat Rescue. All'epoca aveva 9 anni, era completamente cieca, con un glaucoma doloroso in un occhio, due cisti uterine e i denti spezzati. È stata curata, e ora vive da tre anni nel rifugio, la sua nuova casa. E come scrive Alana sul sito: «So che è riconoscente di essere al sicuro».