mercoledì 19 novembre 2014

Studiare i gatti fa bene

Studiare i gatti fa bene

Incontro con Barbara Gandolfi, biologa italiana che fa ricerca sui gatti presso l'Università del Missouri

 
di Stefano LamorgeseQualche giorno fa avevamo parlato di un'interessante ricerca sul genoma dei gatti Comparative analysis of the domestic cat genome reveals genetic signatures underlying feline biology and domestication che metteva in luce alcuni aspetti specifici del processo di domesticazione della specie.

Oggi incontriamo uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio. Si chiama Barbara Gandolfi, è una biologa italiana che lavora presso l'Università del Missouri. Il suo percorso formativo - quello di una "scienziata" - presenta alcuni caratteri originali che, con buona pace della "Buona scuola" del governo italiano, mettono in luce alcune virtù neglette del nostro sistema formativo.


Cremonese, biologa, 35 anni. Una laurea, un master, un dottorato. Milano, Spagna, California. E ora nel Missouri. Ha già una carriera ricca di soddisfazioni. Può raccontarci in breve il suo percorso d'istruzione?
Ho iniziato a coltivare la passione per la scienza (e soprattutto le biotecnologie) durante le scuole superiori, ho frequentato il corso di chimica e biologia alla scuola professionale Ala Ponzone Cimino. Ho avuto grandi professori che mi hanno insegnato a usare la mente e a credere in me stessa. Alla fine del quinto anno, con grande supporto di tutti i docenti della scuola, ho fatto il test di ammissione alla facoltà di 'Biotecnologie' a Milano (Interessante. In Germania, tanto per fare un esempio, uno studente che frequenta la scuola professionale non può iscriversi all'università, ndr). Ho avuto la fortuna di incontrare docenti appassionati, con grandi capacità e conoscenze scientifiche.

E dopo la laurea?
Grazie a una borsa di studio (parte del progetto Leonardo) ho iniziato la mia avventura in terra Iberica. Dopo i primi 6 mesi "sponsorizzati", ho ricevuto una proposta di contratto per rimanere in Spagna e ho accettato. L'esperienza ha fruttato un brevetto e l'invenzione di un vaccino. Ma mancava ancora l'inglese. Non si può comunicare la scienza e le invenzioni senza parlarlo. E così ho colto al volo una opportunità che mi è stata offerta dall'Università di Milano. Un dottorato di ricerca (PhD) sponsorizzato dall'Italia ma con esperienza all'estero. Fu allora, nel 2007, che la ricerca sui gatti è entrata nella mia vita.

 In seguito ho ricevuto l'offerta della dottoressa Leslie Lyons per un altro dottorato, sempre sui felini. E poi, eccomi qui: all'età di 34 anni ho accettato l'offerta dell'Università del Missouri-Columbia, per una posizione di assistente al professore.

Dalla "bassa padana" al Midwest: da una pianura densa di storia alla rarefazione degli spazi americani. Dall'antico Eridano, il Po, al possente Missouri... Due grandi fiumi segnano la sua esistenza: ci ha mai pensato? E quale effetto le fa?

 Ogni volta che attraverso il fiume Missouri mi ricordo del Po e ogni volta che attraverso il Mississipi mi ricordo di tutti western che crescendo ho guardato con mio padre.

Se non ho letto male nei suoi curricula, lei è passata dallo studio della vacca chianina (che Iddio ce la conservi) ai gatti. Il cambiamento di volume dei soggetti studiati ha qualche connessione con un mutamento dei suoi interessi?

 Non sempre nella scienza c'è un cammino diretto verso i nostri interessi e le nostre mete. Si intraprende un cammino e si cerca di modificarlo. In generale il mio interesse è quello di trovare soluzioni alle malattie...non mi importa in quale specie...l'importante è correggere i difetti genetici, molti dei quali sono causati dall'uomo stesso e da metodi di selezione spietati.

L'università del Missouri ha una mascotte digitale, Mizzou, una tigre. Tigri, gatti... sono fissati con i felini?

 L'università del Missouri ha come mascotte Truman the Tiger, lavoro sui gatti e il nostro laboratorio, gestito dalla dottoressa Lyons, si chiama "Lyons Den". Nella "tana dei leoni", anche se in inglese leone è scritto "lion" invece che "lyon", ma ci piace il gioco di parole... Insomma mi sembra un segno, devo continuare la ricerca sui felini!

Veniamo allora ai gatti. Con la vostra ricerca gettate una luce sulla storia del rapporto tra noi (umani) e loro (i felini). Poiché ci sono molti amanti dei gatti, immagino che il vostro lavoro abbia suscitato molto interesse. È una sensazione sbagliata?

 Abbiamo ricevuto moltissima attenzione dai media e dai social network. Il nostro articolo si è piazzato nono nella storia di tutti gli articoli pubblicati su "Proceedings of the National Academy of Science" (PNAS), una rivista estremamente famosa nel campo della ricerca.

Quel è stato il suo ruolo nella ricerca?
Ho contribuito con l'analisi del fenotipo "guantini bianchi" nella razza Birmana. Il colore bianco nel gatto, o meglio l'assenza del colore, è associata con l'assenza di migrazione di cellule chiamate melanociti (che producono pigmento). La migrazione dei melanociti avviene a livello embrionale, per cui tutti i fattori e geni che ne controllano la migrazione sono di grande interesse. Le stesse cellule migrano nella coclea (orecchio) per cui il mantello bianco è spesso associato alla sordità. Con la dottoressa Lyons abbiamo anche contribuito all'interpretazione delle analisi di selezione: cioè quali parti del genoma felino sono state sottoposte alla domesticazione.

Chiunque abbia mai convissuto con un gatto lo sa: sembra proprio che siano animali "semi-addomesticati". In questo risiede la ragione profonda della loro... "alterigia". Lei è una scienziata, può spiegare il concetto?

 Se vogliano addomesticare un Mustang (un cavallo selvaggio) o dei cani, gli animali vengono abituati alla convivenza con l'uomo. I cambiamenti provocati dalla domesticazione sono notevoli nel loro comportamento, nell'aspetto e nella fisiologia. Attraverso la domesticazione l'uomo ha conseguito mezzi di trasporto (per esempio cavalli), cibo (allevamenti), animali da compagnia o da caccia (cani), insomma l'uomo con il suo intervento ha cambiato e selezionato determinati pool genetici per ottenere animali corrispondenti alle sue necessità. I gatti non sono stati addomesticati dall'uomo. Non è stato un evento attivo. Sono animali semi-domestici: con l'avvento dell'agricoltura e del grano la popolazione di topi ha iniziato a crescere troppo velocemente. I gatti hanno iniziato ad avvicinarsi agli allevamenti agricoli proprio a causa della presenza di topi. È il gatto che ha iniziato a tollerare la presenza umana e l'umano ha fatto i conti con lui. Entrambe le parti hanno avuto un vantaggio, senza prevalere l'una sull'altra. Insomma: l'uomo non ha attivamente addomesticato il gatto: è stato il gatto che ha addomesticato se stesso.

Quali rapporti intercorrono tra la biologia umana e quella dei gatti? Perché è importante studiare l'ereditarietà di alcune patologie feline?

 Devo rispondere spesso alla domanda: "perché proprio i gatti?"

 Il nostro laboratorio studia malattie ereditarie, molte delle quali sono associate con la consanguineità. Nel momento in cui una razza di gatti viene creata determinati pool genetici, associati con aspetti estetici, vengono arricchiti all'interno della razza spessa. Per esempio, tutti i gatti persiani hanno il pelo lungo, tutti i Birmani hanno i piedini bianchi, tutti gli Sphynx sono privi di pelo... Spesso come ben sappiamo l'accoppiamento e la riproduzione tra consanguinei comporta l'arricchimento di tratti genetici deleteri. Infatti molti persiani hanno cisti renali e gli Sphynx sono cardiopatici... Noi cerchiamo quella mutazione, quella base nel DNA associata con la malattia. Una volta identificata, si sviluppa un test genetico che viene offerto agli allevatori che possono testare ed escludere dalla riproduzione gli animali portatori delle patologie. Nel caso della retinite pigmentosa o delle cisti nei reni, i gatti sono ottimi animali-modello per lo studio di terapie geniche mirate a curare la cecità o la progressione delle cisti nei reni.

E la gattina Cynnamon?
Cynnamon purtroppo non è più in vita. Ha fondato una colonia di gatti molto importanti nella ricerca della retinite pigmentosa nell'uomo. Dopo essere deceduta per cause naturali, parte dei suoi tessuti sono stati usati per generare il genoma del gatto. Sicuramente è un gatto che ha segnato l'evoluzione della ricerca genomica e biotecnologica!

Italia-Usa. La domanda più ovvia: perché negli Usa? Solo fuori dall'Italia, ormai, si può vivere dignitosamente facendo ricerca?
Quando dicono che l'America è il paese delle opportunità dicono il vero. Se hai voglia di fare sei premiato: lavoro e conoscenza sono premiati a dovere, anche economicamente. Già durante il dottorato il mio stipendio era migliore di quello di molti professori in Italia. Ho incontrato moltissimi italiani all'estero. Ho sentito pronunciare la stessa frase da tutti: se potessi tornerei domani. Abbiamo tutti molta nostalgia... Dopo 8 anni oltreoceano mi sento sempre molto italiana. Mi manca soprattutto l'aspetto sociale e la mia famiglia. Senza parlare del sorriso della mia nipotina! Ma non c'è possibilità nel nostro paese. Ho studiato molto, ho lottato e sono arrivata dove sono. Posso permettermi molte cose e soprattutto posso permettermi di poter aiutare coloro a cui tengo. Il mio sforzo non ha prezzo, è una vergogna essere pagati così poco, in Italia.

Come è regolato il suo rapporto di lavoro?
Il mio contratto è solo per la ricerca, anche se volontariamente mi offro di fare lezione con docenti che sono aperti e disponibili a lasciarmi comunicare la mie conoscenze sui felini. Si tratta di un contratto quinquennale, ma nel frattempo se si apre una posizione a tempo indeterminato posso presentarmi. Sono qui nel Missouri da soltanto un anno e sto ancora imparando molto, per cui prevedo di rimanere per almeno altri due anni. Poi, certo, sono aperta a cercare posizioni a tempo indeterminato: ci sono tanti posti magnifici in questo stato che devo ancora esplorare.

Quanto guadagna?
Lo stipendio è di 80.000 dollari lordi l'anno, con un 2% di aumento annuo. È nella media per la mia posizione. Non so quanto prenda un ricercatore, in Italia, ma dubito oltretutto che ci siano molte posizioni simili.

Dove vive?
Vivo in una villetta bellissima, in affitto. Non posso prendere casa prima di ricevere il mio permesso di residenza (dovrebbe essere questione di mesi!). Ho tre bellissimi gatti (ovviamente!) e una macchina gialla sportiva.

Ultima domanda, forse la più rivelatrice. Scelga: Ugo Tognazzi o Mark Twain?
Ovviamente sono dalla parte di Ugo!